Posta al centro del paese, lungo l’attuale Via Padana Superiore, Villa Presti sorse su un edificio più antico: Villa Serlini, un tempo proprietà del Commendator Federico Serlini (1875-1942), personaggio di spicco che si prodigò per la costruzione di importanti opere pubbliche, come il “Ricovero Vecchi Serlini”, eretto in Ente Morale con decreto regio il 13 novembre 1942, l’Asilo e le Scuole Elementari, di cui promosse la realizzazione una volta divenuto podestà.
Circondata da un giardino verdeggiante di spirito romantico, la Villa conserva ancora il suo aspetto originario e può a ragione considerarsi una delle architetture storiche più suggestive del primo Novecento tra quelle che sorgono in territorio franciacortino: il pittoresco caseggiato è formato dall’unione di tre nuclei architettonici, con l’inserimento di un corpo a pianta ottagonale dotato di torretta al centro, affiancato da due blocchi quadrangolari.
Il prospetto è animato da un profilo mistilineo, con l’ingresso piano inferiore introdotto da un elegante portico a tre arcate, sostenute da colonne di classica memoria. Le superfici esterne, che giocano sull’alternanza tra il bianco della pietra e il rosso di mattoni e intonaci, sono rese più ariose dalle numerose finestre, di stile neorinascimentale: la villa, pur collocandosi nei primi anni ’20, mantiene ancora un forte legame con gli stilemi del Liberty italiano, in particolare con il revival degli stili storici.
Non è noto il nome dell’architetto, che potrebbe forse essere identificato con Giovanni Tagliaferri, nipote di Antonio, già incaricato della progettazione dell’Asilo e del Ricovero: una lettera del 24 marzo 1919 (AFS, fasc. Costruzione del nuovo ricovero Vecchi, 1914-1919), inviata da Tagliaferri a Serlini, fa riferimento, infatti, a dei lavori curati «per la costruzione della sua villa». L’edificio verrà terminato nel 1923.
Per la sua importanza storica, la Villa è stata recentemente acquisita dal Comune di Ospitaletto per diventare la sede di un nuovo, ambizioso progetto: il Museo Ghidoni, dedicato al grande scultore Domenico Ghidoni, nato proprio ad Ospitaletto il 17 novembre del 1857 e spentosi il 2 settembre 1920. Ricevuta una prima formazione dal marmista bresciano Pietro Faitini, si perfezionò tra Milano e Torino, frequentando ambienti stimolanti come l’atelier di Odoardo Tabacchi, autore del monumento di Arnaldo nell’omonima piazza bresciana. Aderì alla corrente del Verismo e raggiunse la celebrità grazie alla sua opera “Emigranti”, la cui versione finale è del 1920: l’opera, che illustra in maniera efficace quello che era divenuto un fenomeno diffuso e legato alla povertà nell’Italia da poco Unita, aveva già ottenuto grande successo nella sua prima versione all’Esposizione di Brera del 1891, e ricevette uno dei tre premi dell’Istituzione Artistica Antonio Tantardini. Altre celebri creazioni sono il monumento a Tito Speri, nell’omonima piazzetta bresciana, i due Leoni oggi posizionati all’ingresso della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia e il gruppo Le nostre schiave, opera del 1894 sul tema della prostituzione di forte critica sociale, il cui gesso, rifiutato, non venne mai tradotto in bronzo.
Il Museo, che ospiterà le sculture dell’artista, opere di proprietà pubblica e privata, mira ad integrarsi nella rete di musei di vocazione simile e non solo, fornendo, al tempo stesso, un importante spazio di incontro per attività ed eventi di carattere culturale, con il fine di divenire “museo dinamico”.
Informazioni utili
Villa Presti
Indirizzo: Via Padana Superiore 1, 25035 Ospitaletto
Orari di visita: sabato e domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18
Ingresso gratuito
Contatti: museodomenicoghidoni@comune.ospitaletto.bs.it
Bene di proprietà pubblica