«E il mondo, scuotendo la polvere da sé, si ricoprì di un candido manto di chiese».

Così un monaco benedettino vissuto tra X e XI secolo, Rodolfo il Glabro, ci trasmette la suggestione di un paesaggio medievale disseminato da una costellazione di edifici ecclesiastici, tra cui, primi fra tutti, spiccavano i monasteri.
La parola monastero non si riferisce solo ad una chiesa, ma ad un sistema complesso di ambienti dove vive la comunità dei monaci, sotto la guida del proprio abate: la chiesa, il chiostro, il capitolo, il refettorio, i dormitori, le cucine e la foresteria. A questi, si affiancavano gli spazi della vita intellettuale, dove si conservava la memoria del sapere attraverso lo studio e l’opera amanuense: la biblioteca, lo scriptorium e la scuola monastica.

Il monastero medievale incarna l’idea di un cosmo ordinato, fondato su regole divine, autonomo ma capace di interagire con il territorio circostante e il suo paesaggio, su cui proietta le stesse norme di ordine e armonia.

Due sono le principali fondazioni monastiche di cui resta traccia evidente nel territorio della Franciacorta: il Monastero di San Pietro in Lamosa, presso Provaglio di Iseo, e l’Abbazia di San Nicola a Rodengo Saiano, entrambi dipendenti dall’abbazia di Cluny, fondata nella contea di Mâcon, ad occidente della Saona, nel 910 da una personalità di notevole rilevanza, il duca Guglielmo di Aquitania.

I monaci cluniacensi dettero, di fatto, una nuova lettura della Regola benedettina, senza abbandonarla, ma adottandone la versione riformata di Benedetto di Aniane, con accento sulla funzione salvifica della preghiera della comunità monastica, che veniva preferita al lavoro manuale, affidato a servitori e famigli.
Inoltre i monasteri cluniacensi, a differenza dei benedettini, non erano giuridicamente indipendenti, ma sottomessi all’autorità dell’abate di Cluny, che divenne presto un centro di potere e ricchezza crescente, guidata da priori e monaci appartenenti alla grande aristocrazia militare e fondiaria.

L’abbazia di San Pietro in Lamosa rappresenta un magnifico esempio di architettura romanica, corrente artistica che si sviluppa nell’Europa occidentale nei secoli XI e XII secondo un linguaggio comune, con persistenze sino al secolo XIII in Italia, Germania e nella Penisola Iberica. La fioritura del romanico è legata al generale risveglio demografico, economico (potenziamento dell’agricoltura e sviluppo del commercio), sociale (rinascita delle città) e religioso (riforma degli ordini monastici e riforma ecclesiastica) che caratterizzò la vita europea dopo l’anno 1000.

Eredi e innovatori della vita del cenobio monastico, i francescani e i domenicani, i cui primi insediamenti bresciani risalgono al XIII secolo, cominciano, tra il tardo medioevo e la prima età moderna, a costruire sedi proprie anche nel territorio franciacortino.

La maggior parte dei conventi mendicanti rimasti è databile già al XV secolo, momento che si caratterizza per un particolare fervore edilizio e rinnovamento artistico sul territorio, particolarmente legato alla committenza mendicante. Enorme importanza in tal senso ebbe, per il territorio bresciano, la “riforma della Regolare Osservanza”, diffusa grazie alla presenza del carismatico predicatore Bernardino da Siena a Brescia, a cui è dedicato il convento di Erbusco, ora chiesa cimiteriale.

Castello ed ex Chiesa di S. Salvatore

 

Borgonato di Corte Franca

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Castello – Monastero

 

Capriolo

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Convento dei Cappuccini

 

Cologne

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Ex Convento di S. Bernardino

 

Erbusco

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La Santissima

 

Gussago

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Monastero di S. Pietro in Lamosa

 

Provaglio d’Iseo

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Abbazia Olivetana di S. Nicola

 

Rodengo Saiano

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Ex Convento Francescano

 

Rodengo Saiano

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Convento della Santissima Annunciata

 

Rovato

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Monastero di Santa Giulia

 

Brescia

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