Benché imposto come religione ufficiale dell’Impero romano, il cristianesimo impiegò non poco tempo a sradicare gli antichi culti, particolarmente saldi nel pagus, il territorio rurale, lontano e isolato dai nuclei urbani. Soprattutto nelle campagne, infatti, perdurava un forte attaccamento alle antiche pratiche cultuali: non per niente la parola pagano deriva proprio da pagus, termine che in latino indica l’abitante della provincia e, dunque, della campagna. Tre secoli dopo l’ufficializzazione del cristianesimo, il problema dell’evangelizzazione delle campagne era ancora vivissimo, acuito dalla grave decadenza dell’urbanesimo antico (VI-VIII secolo). È in questo contesto che nasce e acquisisce progressiva importanza la Pieve, parola che deriva dal latino plebs, popolo, riferito al popolo di Dio, ossia la comunità dei battezzati.

Dall’Alto Medioevo, il termine «pieve» passerà a identificare sia la comunità dei fedeli sia il distretto territoriale sul quale era stanziata la comunità, nonché l’edificio ecclesiastico vero e proprio, con diritto di sepoltura e battesimo, retto da un sacerdote, detto “pievano”, coadiuvato da altri chierici. Da centro di aggregazione e consolidamento della fede nel territorio rurale, la pieve divenne, nel pieno Medioevo, il luogo ove si amministravano i sacramenti e dove risiedeva stabilmente un clero responsabile della cura animarum, svolgendo tutte le funzioni che, nei centri cittadini, erano preposte alle chiese cattedrali, ad eccezione dell’essere sede vescovile.

Nel quadro franciacortino e sebino assunse particolare eminenza la Pieve di Sant’Andrea a Iseo, le cui origini erano legate alla fondazione da parte del Vescovo Vigilio, in un momento di particolare crisi causata dell’arrivo dei Longobardi in città, cosa che comportò il temporaneo trasferimento del vescovo nella sede iseana: le reliquie del celebre santo erano conservate e venerate all’interno dell’edificio ecclesiastico, in cui sappiamo che, fino al XV secolo, i sacerdoti delle diverse pievi, sparse sul territorio franciacortino, erano soliti riunirsi, in occasione del Sabato Santo, per ricevere l’olio consacrato e partecipare a lunghe funzioni celebrate nella chiesa madre.

A partire dal XIV secolo, in seguito all’aumento demografico dopo la profonda crisi della Peste del 1348, le pievi ampliarono i loro spazi e assunsero la tipica conformazione lombarda ad aula unica, scandita da grandi arconi ogivali e copertura lignea: un linguaggio architettonico comune, riscontrabile in numerosi edifici che costellano la Valcamonica, il Sebino e la Franciacorta. I nuclei pievani continuarono ad essere utilizzati come parrocchie sino alla Controriforma o, addirittura, al Settecento, quando i nuovi dettami riformati o esigenze legate all’utilizzo di spazi più ampi comportarono la costruzione di nuove chiese parrocchiali.

Di natura diversa è invece il Santuario, edificio la cui edificazione si lega ad un fatto miracoloso, come un’apparizione o una grazia particolare ottenuta pregando un’immagine venerata. Nel corso del Cinquecento, un momento in cui le nuove dottrine luterane mettevano in discussione il culto della Vergine, si moltiplicarono, in tutto il territorio bresciano, apparizioni mariane, a cui conseguì l’edificazione di un edificio sacro sul luogo dell’apparizione.

Tra le più antiche, si ricorda l’apparizione di Monticelli Brusati, dove la Madonna apparve ad un pastore assetato nel luogo dove oggi sorge il Santuario della Rosa. Collocata dalle cronache alla fine del XV secolo, fu seguita, a stretto giro, da una serie di altri eventi miracolosi, sparsi in diversi luoghi della Provincia di Brescia: nel 1534, a Paitone, la Vergine apparve ad un bambino sordomuto, Filippo Viotti, mentre nel 1536 si mostrò ad Antonio de Antoni, un pastore sordomuto di Gardone, guarendolo e invitandolo a costruire un santuario in suo nome. La più celebre apparizione franciacortina è invece quella avvenuta nel maggio del 1536 sulle colline poste sul confine tra Gussago, Cellatica e Concesio, dove poi sorse l’importante Santuario della Madonna della Stella.

A incrementare ulteriormente il culto mariano, già promosso dalla Controriforma, ci fu poi la vittoria di Lepanto del 1571, in seguito alla quale le Scuole del Rosario, confraternite laiche che avevano lo scopo di promuovere la preghiera mariana, si diffondono capillarmente sul territorio, con propri altari e cappelle tanto nei contesti parrocchiali quanto nei santuari.

Pieve di Santa Maria Assunta in Castello

 

Adro

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Chiesa di Santa Maria in Favento

 

Adro

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Santuario della Madonna della Neve

 

Adro

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Santuario della Madonna della Zucchella

 

Cazzago S. Martino

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Pieve di S. Bartolomeo di Bornato

 

Cazzago S. Martino

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Pieve di San Rocco

 

Cellatica

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Santuario della Madonna della Stella

 

Cellatica

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Pieve di San Giovanni Battista

 

Coccaglio

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Chiesa di Santa Maria in Zenighe

 

Corte Franca

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Pieve di S. Maria Maggiore

 

Erbusco

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Pieve di Santa Maria

 

Gussago

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Pieve di Sant’Andrea

 

Iseo

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Santuario della Madonna della Neve

 

Iseo

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Santuario della Madonna della Rosa

 

Monticelli Brusati

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Sala della Comunità (ex Pieve)

 

Monticelli Brusati

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Santuario della Madonna dell’Avello

 

Ome

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Santuario di Santa Maria di Lovernato

 

Ospitaletto

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Auditorium San Fedele

 

Palazzolo sull’Oglio

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Santuario di San Pietro e della Beata Vergine del Buon Consiglio

 

Paratico

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Monastero di S. Pietro in Lamosa

 

Provaglio d’Iseo

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Santuario della Madonna del Corno

 

Provaglio d’Iseo

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Pieve di San Michele al Montorfano

 

Rovato

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Santuario di Santo Stefano

 

Rovato

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Santuario di Santa Maria del Giogo

 

Sulzano

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