
Introdotta da un rigoglioso giardino all’italiana, la villa detta “Baitella” deve il suo nome alla nobile casata bresciana dei Baitelli, famiglia attestata dagli estimi bresciani del 1453 e del 1459 e proprietaria di altre residenze nel territorio, che finì con il tempo per preferire la villa di Castegnato, allargandone le architetture e rendendola adatta all’amministrazione dei possedimenti territoriali circostanti. Nel 1686 la villa divenne proprietà della famiglia Martinengo Cesaresco, a cui si deve lo splendido stemma nobiliare recuperato sulla facciata meridionale. La dimora rimase della famiglia fino al 1838, quando passò ai Dolfin di Venezia, per andare poi incontro a numerosi passaggi di proprietà.
Il complesso è il risultato della somma tra un nucleo cinquecentesco e un intervento settecentesco, a cui si deve la villa come noi oggi la percepiamo: uno stabile di notevoli dimensioni, sviluppatosi attorno ad un lungo asse longitudinale, che corrispondeva alla dimora padronale. Quest’ultimo, come spesso avveniva per dimore finalizzate all’amministrazione di terreni, fu affiancato da corpi di fabbrica di uso agricolo.
La fronte della villa si mostra tripartita, con il corpo principale leggermente più alto, adornato in sommità da piccoli obelischi: le superfici risultano trattate con grande eleganza, prive di fronzoli e decorazioni, ma caratterizzate da una doppia fila di finestre, a cui se ne aggiunge una terza in corrispondenza del corpo centrale.
Se la fronte principale si mostra perfettamente ordinata – una quinta architettonica impeccabile per il giardino che la precede – il lato opposto, affacciato sulla corte, appare molto più complesso e irregolare, con un portico a sette campate a cui si affianca il vano della scala. Le volte del portico proseguivano idealmente all’interno dell’edificio, con un corridoio coperto a crociere di minori dimensioni per consentire la percorrenza da un’estremità all’altra dello stabile.
All’interno, l’asse principale era caratterizzato dal susseguirsi di una serie di ambienti chiusi e voltati, in affaccio sul giardino. Alcune sale conservavano la propria decorazione dipinta con sopraporte ornate da uccelli e fiori di sapore orientale e motivi floreali alle pareti. Presso la villa si trovava anche un oratorio, sorto ad est della porzione padronale, titolato a San Francesco ed edificato come cappella signorile, che un tempo era dotato di una pala di Francesco Giugno.
La villa, fino a qualche tempo fa in cattive condizioni di conservazione, è stata recentemente oggetto di un attento intervento di recupero che ha portato lo stabile a rinnovato splendore.

