Corte Franca

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di Palazzo Torri

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Come altre dimore signorili del territorio, caratterizzate da una fitta stratificazione architettonica, Palazzo Torri a Nigoline di Corte Franca vide la sua prima costruzione, legata ai Federici della Corte, nel pieno Seicento e venne poi rinnovato da due importanti interventi edilizi.

Il primo intervento, collocabile nel XVIII secolo, è dovuto alla famiglia Peroni, desiderosa di trasformare la dimora seicentesca in un luogo di delizie, aggiornato ai canoni estetici dell’epoca e in dialogo con un rigoglioso giardino. Forse alla precedente committenza si devono alcune affinità, ancora ben visibili, con il vicino Palazzo Monti della Corte, come la pianta ad elle e la predilezione per la muratura lasciata a rustico. Un altro importante intervento edilizio venne avviato dalla fine dell’Ottocento, per volontà di Paolina Calegari Torri (1856-1931), di cui ci resta un notevole ritratto all’interno della villa. Moglie dell’avvocato Alessandro Torri (1844-1917), Paolina Calegari modificò la villa con il preciso intento di farne la sede di un cenacolo culturale, di cui sarebbe stata l’animatrice e la fautrice: qui vennero ospitate personalità di spicco del panorama politico e letterario italiano dell’epoca, come Giuseppe Zanardelli, Giosuè Carducci e Antonio Fogazzaro, ma anche esponenti delle correnti artistiche europee, come Hugo Freiherr Von Habermann, dal 1904 presidente della Secessione di Monaco.

La corte interna è dominata dal prospetto della villa, con ampio porticato dai volumi svettanti, sostenuto da colonne in muratura e composto da cinque arcate a tutto sesto, sormontate dalle finestre del piano nobile, che si aprono, ben distanziate, sulla parete lasciata a rustico. In alto, la fronte è coronata da un’altana, aggiunta nell’intervento edilizio ottocentesco. Il fatto che il portico non sia disposto simmetricamente al centro di questo lato dell’edificio ha fatto immaginare che un originario progetto edilizio non fosse stato rispettato.

Al suo interno, la villa conserva ancora pregevoli decorazioni pittoriche settecentesche, dovute alla committenza della famiglia Peroni: al piano terreno si apre la bella Sala della Caccia, che deve il suo nome alla rappresentazione degli strumenti musicali utilizzati durante l’attività venatoria. Si richiama a tale attività anche la bella volta dominata dalla figura di Diana, che si presenta armata di arco e con la faretra piena di frecce, sospesa su un trono di nuvole e con la fronte coronata dalla luna. La grande Sala di rappresentanza, certamente molto rimaneggiata con l’intervento ottocentesco, mostra ancora un’ampia volta dalla decorazione affrescata aniconica e un grande camino in marmo, su cui compare lo stemma nobiliare della famiglia Torri.

Tutto il complesso è circondato da un rigoglioso giardino “di paesaggio”, privo di parterre e aggiornato ai canoni imposti dall’Inghilterra già nel pieno Settecento: un giardino liberato dai confini dell’uomo tanto da fondersi con il verde circostante, dominato dai grandi e secolari cedri Deodara.