Situato proprio al di sotto della parete calcarea del Monte Cognolo, il monastero di S. Pietro in Lamosa prende il suo nome attuale dalle «lame», le vaste paludi torbose che si spingono sino al lago d’Iseo, ed è uno dei monumenti più significativi del periodo romanico che siano rimasti sul territorio.
Il primo documento relativo al monastero risale al 1083, anno in cui due benefattori laici di stirpe longobarda, “Ambrosius et Oprandius de loco Tocingo”, donarono una chiesa presso Provaglio, consacrata a S. Pietro, affidandolo all’ordine cluniacense.
In un momento di profondo rinnovamento e riorganizzazione della chiesa, poco prima della grande riforma di XI secolo, nasceva in Borgogna, nell’anno 910, il monastero di Cluny, destinato ad essere capostipite di molte fondazioni affiliate: ma in cosa si differenziavano i cluniacensi rispetto ai benedettini tradizionali? L’Ora et Labora, prega e lavora, contenuto nella Regola di San Benedetto, nella nuova Regola di Cluny si focalizzò sulla sola preghiera, a cui i monaci erano preposti: una preghiera collettiva e cantata, con ampio e sfarzoso apparato liturgico, che certamente risuonava anche tra le mura di S. Pietro in Lamosa.
I muri di una chiesa sono come un racconto, con un proprio linguaggio. Pietre, mattoni, strati di malta, buche pontaie, finestre: queste sono le parole che usano per narrare la loro storia.
La parete sinistra del monastero di S. Pietro è il libro di una storia secolare e la diversità del tessuto della sua muratura ci racconta il passaggio delle epoche e le molte trasformazioni che lo riguardarono. Partendo dal retro della chiesa, la piccola abside romanica, con pietre candide e regolari, è la testimonianza della primissima chiesa fondata nell’XI secolo, che si presentava come edificio a tre navate terminanti in tre absidi. La facciata, molto diversa da quella attuale, era spostata 5 metri più ad est ed era dotata di un corpo quadrato sporgente, identificabile con un atrio o con una torre, simile a quella della pieve di S. Andrea, nella vicina Iseo.
Proseguendo, le pietre si fanno più fitte e le cesure tra muro e muro sempre più evidenti: da contenuta aula monastica a navata unica, la chiesa si allarga, divenendo, alla fine del XV secolo, quella che oggi possiamo ammirare.
Varcando la soglia, si apre davanti a noi l’imponente aula tipica della pieve lombarda, scandita da arconi a ogiva in quattro campate e ricchissima di affreschi che dal Duecento si spingono fino al XVI secolo: resta, a testimoniare l’antica chiesa romanica, la piccola monofora accompagnata da un affresco con la Vergine Maria, sulla parete destra della navata centrale, vicino al presbiterio. Passando sotto l’arco, si accede alla navata di destra, scandita da cappelle che ancora conservano la propria decorazione pittorica: tra gli affreschi più notevoli e antichi, un monocromo tralcio vermiglio a girali che produce, in un angolo, una spaventosa testa leonina, legata alla rappresentazione demoniaca o animale dei bestiari medievali miniati.
Informazioni utili
Monastero di S. Pietro in Lamosa
Indirizzo: via Monastero 5, 25050 Provaglio d’Iseo
Orari di visita: martedì-venerdì 14.30-17.30, sabato e domenica 10-12 e 14.30-17.30
Costo del biglietto: €1 nei giorni feriali, €2 sabato e domenicaContatti: mail monastero@comune.provagliodiseo.bs.it; tel. 3384936964
Bene di proprietà pubblica